Non si puo' morire a scuola

Uno degli episodi della mia vita in Cina che piu' mi ha colpito negativamente e' accaduto poco dopo il mio arrivo. Mi trovavo nel quartiere residenziale di Chang Jiang Guo Ji Yi Qi assieme ad amiche e osservavamo i bambini dell'asilo li' vicino che giocavano in cortile. Non ricordo su cosa vertesse la nostra discussione ma ricordo perfettamente dove ando' a parare. 
Udii la spiegazione che la mia amica cinese mi dette sulla presenza delle guardie all'interno delle scuole in Cina. 
Tra marzo e maggio 2010 in tutto il Paese si erano succeduti atti di violenza inauditi a danni di bambini. Non si capisce chi dette inizio a questo orrore ma qualcuno per primo oso' violare un luogo cosi' sacro come la scuola e cio' venne preso come esempio da altri infami che, armati di pistole o coltelli,  entrarono nelle piccole scuole materne ed elementari delle periferie e in quelle grandi delle citta' seminando gocce di sangue innocente sui banchi e nei cortili. 
Ci fu il panico e il governo decise che la sicurezza nelle scuole  diveniva il "major political task." 
Non si capi' mai da quali motivazioni fossero mossi i colpevoli. 
Certo qualsiasi motivazione non potra' mai e poi mai tramutarsi in giustificazione. 
Spero solo che anche per la nostra Italia il teatro di questo orrore sia nato nella mente di un regista squilibrato, la cui pazzia non ha nulla da spartire con la canzone di Cristicchi. Perche' se ci fossero altre ragioni e questo inferno di fiamme fosse voluto per qualsivoglia gioco o dietrologia di cui e'costellata la storia di molti misteri italiani allora l'Italia diventerebbe davvero un Paese di cui vergognarsi.

Le lacrime dei genitori che piangono sono le nostre lacrime e quelle sono uguali dappertutto:


salate, prepotenti, rabbiose, inconsolabili, lacrime che scavano e corrodono cio' che di piu' bello la vita aveva regalato lasciando solo voglia di giustizia e un inesorabile vuoto.



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